Scienza

I primi migranti sudamericani avevano origini australiane

I primi migranti sudamericani avevano origini australiane

Un nuovo studio conferma il “segnale Y”, un tratto genetico portato in Sudamerica dai primi migranti di origini australiane e melanesiane

Nel 2015, gli scienziati hanno scoperto qualcosa di sorprendente: alcuni popoli indigeni dell’Amazzonia brasiliana erano lontanamente – ma distintamente – imparentati con nativi australiani e melanesiani. Un nuovo studio rivela che questo segnale genetico è più diffuso in tutto il Sud America e suggerisce che le prime persone che hanno portato questi geni nel Nuovo Mondo, lo hanno ereditato da una popolazione siberiana ancestrale.

La Melanesia è una delle regioni in cui tradizionalmente viene divisa l’Oceania.

Il nuovo studio fa luce anche sulle rotte migratorie di queste popolazioni verso il Sud America. Mostrando come il ritrovamento del 2015 non era solo un artefatto, è davvero un segnale genetico diffuso.

La rotta migratoria del “segnale Y”

Gli antropologi pensano che bande di cacciatori-raccoglitori lasciarono la Siberia ed entrarono nella terra ora sommersa di Beringia. All’epoca collegava Eurasia e Alaska, quando il livello del mare era molto più basso di oggi, forse circa 20.000 anni fa. Poi, circa 15.000 anni fa, alcuni partirono da Beringia e si spostarono in Nord e Sud America.

Il ponte di terra dello stretto di Bering, anche detto Beringia.

Gli studi sul DNA del 2015 hanno rivelato antenati australasiatici in due gruppi amazzonici indigeni, il Karitiana e il Suruí, basandosi sul DNA di oltre 200 persone viventi. Molti portavano una serie di mutazioni genetiche, chiamate “segnale Y” dal nome della parola tupi brasiliana per “antenato”, ypikuéra. Alcuni scienziati hanno ipotizzato che il “segnale Y” fosse già presente in alcuni dei primi migranti che si stabilirono in Sud America. Altri suggerirono che una successiva migrazione di persone imparentati con gli attuali australasi, avrebbe potuto introdurre il “segnale Y” nelle persone che già vivevano in Amazzonia.

Mappa dell’Australasia

Il nuovo studio

Guidato dalla genetista Tábita Hünemeier dell’Università Federale di Rio Grande do Sul, ha esaminato i dati genetici di 383 persone moderne provenienti da tutto il Sud America. Tra queste c’erano dozzine di individui appena genotipizzati, che vivono nell’Amazzonia brasiliana e nell’altopiano centrale. I ricercatori hanno lavorato a stretto contatto con gli indigeni, collaborando con storici, antropologi e genetisti per assicurare che i risultati fossero più accurati possibile.

Per la prima volta, gli scienziati hanno identificato il “segnale Y” in gruppi che vivono al di fuori dell’Amazzonia – negli Xavánte, che vivono sull’altopiano brasiliano nel centro del paese, e nel popolo Chotuna del Perù, che discende dalla civiltà Mochica che ha occupato la costa di quel paese dal 100 a.C. circa all’800 a.C.

Successivamente, i ricercatori hanno utilizzato il software per testare diversi scenari che potrebbero aver portato all’attuale dispersione del DNA. Lo scenario più adatto coinvolge alcuni dei primissimi, forse addirittura i primi, migranti sudamericani i quali portarono con sé il “segnale Y”.

“Questi migranti probabilmente hanno seguito una rotta costiera,” dice Hünemeier, “per poi dividersi nell’altopiano centrale e in Amazzonia tra 15.000 e 8000 anni fa.”

Nuove ipotesi

David Meltzer, un archeologo della Southern Methodist University che è coautore dello studio del 2015 che identifica il “segnale Y”, afferma che la spiegazione ha senso. Tuttavia, aggiunge, trovare antenati australasiaci negli antichi resti costieri avrebbe aumentato la sua fiducia nelle conclusioni degli autori.

Pontus Skoglund, genetista della popolazione presso il Francis Crick Institute che è stato coautore di uno degli studi del 2015 con Hünemeier, si dice felice di vedere scienziati sudamericani basarsi sul lavoro precedente. “Sono entusiasta che i gruppi di ricerca locali in Brasile stanno facendo esattamente quello che doveva essere fatto.”

Una domanda senza risposta è perché il “segnale Y” non è presente in nessun gruppo indigeno nordamericano o centroamericano. Una possibilità, suggerisce Hünemeier, è che i migranti che portano il “segnale Y” si attengano semplicemente alla costa e arrivano in Sud America senza lasciare alcuna eredità genetica a nord. È anche possibile che gruppi con ascendenza Y vivevano in Nord e Centro America, ma si estinsero all’indomani della mortale colonizzazione europea.

“Il segnale Y della popolazione è un rompicapo”, dice Meltzer, “ma questo è un pezzo interessante per completare il puzzle.”

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