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Il tatuaggio, un’incisione, un marchio, una trama incisa sulla pelle

Il tatuaggio, un'incisione, un marchio, una trama incisa sulla pelle

di Angela Tambaro

Il tatuaggio è una trasgressione o voglia di lasciare un segno indelebile?
Forse è un omologarsi alla realtà che ci circonda per sentirsi accettati o simili ad un altro.
Il tatuaggio è un qualcosa di personale, è un pezzo di storia, è una trama che viene incisa sulla pelle.

Cos’è il tatuaggio? Un’incisione. Un marchio. Qualcosa che non nasce con noi, che di proposito ci facciamo incidere sul nostro corpo. E pensare che in passato erano usati per riconoscere i fuggitivi, questo fa riflettere: forse siamo tutti un po’ fuggitivi da un mondo che è solo un’illusione.
Anche se quando guardo la mia storia, intrisa con vari inchiostri sulla pelle, mi domando se sia successo anche a voi, è talmente frequente incontrare gente tatuata che ormai la cosa non salta più neanche all’occhio; non si fa nemmeno più particolare caso a quei bizzarri disegni scritti sul corpo, al cosa uno vuole raccontare, come se facessero parte integrante della persona stessa, quando in realtà così non è.

Si tratta di un’incisione volontaria, messa in atto per un determinato e personale motivo. Un “autolesionismo” in un certo senso. Potrebbe sembrare assurdo ma è, anche se lieve, una forma di dolore.

Chi possiede l’incisione attribuisce al proprio tattoo un significato in qualche modo positivo, semplicemente per il fatto che quel disegno sulla pelle è stato realizzato solo grazie alla pura volontà di chi lo indossa.

Come seguendo i contorni di un ricamo, l’ago penetra nella carne lasciando dietro di sé un segno indelebile.
Che resterà in memoria di ciò che c’è stato, ciò che c’è e ci sarà.

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