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Ucraina, potevamo immaginarci di arrivare a tanto?

Ucraina, potevamo immaginarci di arrivare a tanto?

Sto seguendo l’invasione russa dell’Ucraina dall’inizio e da allora non ho smesso di farmi questa domanda: “Potevamo immaginarci di arrivare a tanto?”.

Sono le ore 21.00 del 28 febbraio mentre scrivo. L’invasione ordinata da Putin è iniziata alle 4.30 del 24 febbraio, ora locale. La Russia ha un dispiegamento di 180.000 soldati tra quelli in attesa sul confine e quelli che stanno invadendo uno Stato estero, autonomo, con una propria Costituzione e governo. Oltre a questo ha messo in campo delle forze speciali neonaziste e gruppi militari ceceni.

L’Ucraina vorrebbe entrare nella NATO e da questo Putin si sente fortemente minacciato perché si ritroverebbe il suo principale rivale storico, gli USA, alle porte. Mentre a Gomel, vicino al confine bielorusso-ucraino, si teneva il primo incontro tra le delegazioni di Russia e Ucraina per trovare un accordo, il presidente Zelensky firmava la richiesta di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo su Vladimir Putin.

Putin. Lo dice benissimo Alessandro Masala di Breaking Italy in un video pubblicato il 24 febbraio: “Putin è quella roba lì da sempre, non è che sia impazzito stanotte. E’ quello dell’invasione della Crimea, è quello dell’invasione del Donbass; è quello dei dissidenti politici, avvelenati, uccisi e incarcerati; è quello degli attacchi alle democrazie, fake-news, dei tentativi di mettersi in mezzo alle elezioni americane ed europee, ed è quello che prova ad eliminare l’Unione Europea dall’interno, mettendo i Paesi gli uni contro gli altri; e ancora quello dei dissidenti avvelenati nei territori europei, dei sicari che vanno in giro nelle capitali europee con il veleno in tasca”. E aggiungo quello che arresta chiunque manifesti liberamente in piazza, pacificamente, contro il suo operato, come in queste ore dove in oltre 50 città russe più di 6.000 cittadini russi sono stati arrestati perché protestavano contro questa insensata invasione; quello che controlla i media locali dove regna la propaganda del governo russo; quello che, mentre illudeva gli altri capi di Stato che una negoziazione era possibile, aveva già registrato il video dove annunciava l’inizio dell’invasione.

Ed è così che, quando cominciavamo ad uscire da una pandemia mondiale durata due anni, la sera prima la tua vita seguiva il suo normale corso. C’è chi era stato al pub con gli amici, chi era stato a teatro, chi era a casa con la propria famiglia. Tutto normale, nonostante le tensioni derivanti dalle esternazioni del presidente autoritario di un altro Stato e dalle truppe schierate lungo il confine da dicembre. Durante la notte, alle 4.30, cambia tutto. I primi bombardamenti. Le prime truppe russe superano il confine. Le sirene anti aereo che invitano la popolazione a nascondersi nei bunker o nella metro. Passano le ore e quella che sembrava una minaccia diventa una vera e propria invasione della tua nazione, della tua città, dei tuoi aeroporti. E’ guerra. All’improvviso cambia tutto.

L’Europa si è vista in tutta la sua inoffensività. Putin ha invaso un altro Stato sovrano, senza che questo avesse provocato nessuna situazione tale da giustificare quel gesto. La Cina nel frattempo non appoggia ma neanche condanna il gesto. Tutto sommato aveva chiesto alla Russia che un’eventuale invasione non iniziasse prima della fine dei giochi olimpici e così è stato. Nel frattempo testa la reazione degli USA sconfinando sempre di più verso l’isola di Taiwan. Ma questa è un’altra storia, ne parleremo più avanti.

Inizia la macchina della propaganda, le fake news. Putin accusa l’Ucraina di aver iniziato un’operazione nazista contro i cittadini del Donbass. Lo stesso ripeterà l’ambasciatore Vassilij Nebenzia all’assemblea Onu del 28 febbraio: il Donbass ha chiesto l’intervento della Russia per via del genocidio in atto da parte del governo ucraino che avviene da otto anni. Tutto falso. Tutto frutto della propaganda del governo russo.

Ora vige il coprifuoco e la legge marziale. Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, invita i propri cittadini a resistere e ad armarsi. Le forze militari ucraine sono insignificanti rispetto a quelle russe. Parliamo di meno di 200 mila unità per il personale militare e 900 mila riservisti contro circa 900 mila truppe, due milioni di riservisti per la Russia. Parliamo di 3.300 veicoli corazzati per l’Ucraina e quasi 16.000 per la Russia, 132 aerei militari contro 1.400. La spesa militare russa è pari a dieci volte quella ucraina [fonte CNN]. Ma nonostante tutto, l’avanzata delle truppe terrestri e dei mezzi corazzati incontra tantissime difficoltà.

Putin ha paura dell’idea di democrazia e rispetto che c’è in Europa. Da anni cerca di dividere gli Stati membri, finanziando leader politici e partiti euro-scettici, anche in Italia, per far radicare l’idea nei cittadini che bisogna uscire dall’Unione Europea. Molte campagne di odio e fake news arrivano direttamente dalla Russia. Putin ha paura che le nuove generazioni guardino all’occidente come un qualcosa al quale aspirare e cerca di reprimere il più possibile quest’idea soprattutto all’interno dei propri confini.

Putin si stava preparando a questa guerra e alle conseguenze economiche che avrebbe portato, da anni.

«Già dal 2015 il governo russo ha obbligato i propri cittadini più ricchi a far rientrare in Russia il proprio patrimonio, vietando ulteriori esportazioni all’estero. Mosca ha anche accumulato riserve d’oro e di valute straniere per circa 546 miliardi di euro, dei quali soltanto un sesto è in dollari. Le entrate derivanti da petrolio e gas naturale sono state parzialmente convogliate in un fondo sovrano da 167 miliardi di euro, mentre il proprio debito pubblico rappresenta appena il 20 per cento del PIL» [fonte ilpost.it].

La domanda che tutti si stanno facendo, però, è se si stava preparando solo a questa guerra o anche ad altre.

Nel frattempo la Russia poteva contare su 50 miliardi di euro all’anno grazie all’esportazione del gas. L’Italia, ad esempio, importa dalla Russia il 38% del proprio fabbisogno di gas e il 47% del proprio fabbisogno di grano, essendo il nostro Paese uno dei maggiori produttori e consumatori di pane e pasta.

E ora? Gli attacchi russi stanno man mano accerchiando Kiev, con lo scopo di occupare il palazzo del governo e instaurare un regime fantoccio controllato dal Cremlino. Che fine farà la resistenza? Che fine faranno quegli ucraini che non accetteranno un nuovo regime russo in casa propria? Cosa faranno gli Stati europei e gli USA che non vogliono combattere questa guerra ma che hanno espresso tante parole di appoggio all’Ucraina e di condanna per l’operazione russa?

Al momento abbiamo applicato delle dure sanzioni economiche alla Russia, a Putin e ai principali oligarchi russi. Stiamo facendo arrivare in Ucraina mezzi ed armamenti militari, aiuti umanitari e fondi economici.

Anche il collettivo di hacker Anonymous ha dichiarato guerra a Putin. In un video pubblicato il 27 febbraio dichiarano cyber-guerra al presidente russo, intimandolo di ritirare le truppe dall’Ucraina perché la guerra informatica non potrà vincerla. Da allora gli hacker, alcuni dei quali anche nella stessa Russia, hanno attaccato vari siti governativi e dei principali enti nazionali, banche e tv di Stato, dove hanno trasmesso le vere immagini di guerra. Già, le vere immagini, perché un’altra azione della propaganda del Cremlino è quella di oscurare ciò che realmente sta succedendo, con una continua censura dei contenuti televisivi e sui social. Gli hacker di Anonymous hanno attaccato anche la Bielorussia, dove troviamo un altro governo filorusso e dalla quale è il partito il convoglio militare russo che ha attaccato Chernobyl e poi Kiev.

Si è mosso anche Elon Musk, dopo che il ministro ucraino Mykhailo Fedorov gli ha chiesto di attivare Starlink sull’Ucraina per prevenire l’abbattimento delle infrastrutture internet da parte degli attacchi russi. Starlink è il sistema internet satellitare che non utilizza la normale rete internet via cavo o antenna, ma sfrutta una costellazione di satelliti in orbita terrestre. Per funzionare serve solo un modem ed una piccola parabola, prontamente inviati da Musk a destinazione.

 

 

 

 

Ora, al quinto giorno di conflitto, i piani iniziali di Putin sono falliti. La guerra lampo che aveva in mente ha fallito, il popolo ucraino si è armato e sta insorgendo contro gli occupanti, l’esercito ucraino è più determinato e forte del previsto, il presidente Zelensky non si è arreso, anzi è in prima fila in tenuta militare. Zelensky in questi giorni si sta dimostrando un leader molto capace, sia sul piano estero nel confronto con gli altri capi di Stato, sia nel tenere alto il morale degli ucraini.

 

 

Mentre scrivo ci sono alcune domande che non escono dalla mia testa. Basterà la diplomazia? Basteranno le sanzioni? O ci aspetta una guerra che andrà oltre i confini ucraini? Una cosa è certa: le conseguenze di tutto ciò le pagheremo, tutti, per molti anni.

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